Disse un saggio cinese: “E se la scelta del film in streaming fosse essa stessa il film in streaming?”

Mai come in questo periodo di segregazione forzata appena terminato ci siamo trovati tutti di fronte all’infinita scelta su cosa guardare in una delle mille piattaforme di streaming.

Da quando si pronuncia quell’innocente frase silenziosamente nella testa “Oh là, momento relax: guardiamoci qualcosa in TV”, ogni volta ripetuta con troppa leggerezza, quasi sempre si viene risucchiati in un buco nero senza apparente ritorno. Inizia uno zapping compulsivo tra un titolo e l’altro, in una cantilena di indecisione perenne. Passano i minuti, le mezz’ore, i lustri, escono nel frattempo nuove stagioni di serie TV, e noi sempre lì, imperterriti, preda di un’estenuante impasse. La scelta del film si insinua come una mania nella gente come me, che non riesce a prendere con leggerezza neanche la scelta della pizza, e si trasforma lentamente in crisi esistenziale. Insomma, dal “Cosa mi piacerebbe guardare oggi?” al “Chi sono io? Qual è il mio scopo nel mondo?” il passo è abbastanza breve. Finiamo per affidare la nostra scelta ad un testa o croce, ad un Bim Bum Bam, nei casi più gravi ad un diagramma di flusso.

Ah, avessimo avuto la stessa cura dei pro e contro quella volta che abbiamo deciso di sposare quel tizio che poi ci ha dilapidato il patrimonio alle slot, o quella volta che abbiamo versato cinquantamila euro per l’acquisto di quella BMW che poi si è scoperto avere il motore della Panda…

La scelta del film in streaming è una lenta via per il patibolo alla quale sai che non puoi sfuggire. Quando arriva sera, in parte ti sei già arreso all’idea che passerai ¾ del tempo libero a decidere cosa guardare e il restante quarto a dormire sul divano. È un dato di fatto, una sicurezza, quasi un rito. Che di solito, va più o meno così:

Ore 21.00

Hai cenato, sparecchiato, ti sei impigiamato e sistemato per bene nella tua conchetta del divano. Il telecomando ti guarda e gli viene già da ridere. Accendi la tua Smart TV ed entri in Netflix, sicuro che troverai qualcosa di papabile in un batter d’occhio. Inutile dire che questa presunzione ti rende un povero illuso.

Entri nel tuo profilo la cui icona è un simpatico capibara e vai spedito sulla sezione “Consigliati per te, Pippo”, nell’infondata convinzione che in Netflix lavori uno che ti conosce dai tempi delle elementari e ogni giorno sia pagato per indovinare i tuoi gusti personali. Scorri i primi titoli perché hanno una copertina bruttissima e chi dice di non giudicare un libro dalla copertina è un maledetto ipocrita.

Da patito di horror quale sei, trovi qualcosa che sembra interessante: in copertina, la sagoma di un brutto ceffo nella notte, con in mano un pugnale grondante di sangue. “Stai a vedere che stasera la azzecchiamo alla prima!” ti dici. Poi però leggi il titolo: “Tagli al personale”.

Non c’è molto da indugiare, il fatto che per questo film abbiano fatto scegliere il titolo al cugino del regista perché era senza lavoro non ti fa più nutrire grandi speranze sulla sua qualità.

Passiamo oltre.

Ore 21,15

Forse questa non è la serata per un horror, meglio andare su qualcosa di leggero, una cosina da guardare mangiucchiando noccioline, rispondendo ai messaggi su Whatsapp, qualcosa che ti faccia andare a letto bello disteso. D’altronde, non dimentichiamo che là fuori ci sono appena stati due mesi di apocalisse zombie. Mo’ basta.

Ti metti a sfogliare la sezione Commedie. Questo sembra carino: “In un giorno di primavera”. Andiamo a vedere che dice la descrizione. “È una soleggiata giornata di maggio, Gino si sveglia e scopre che la sua città è stata invasa da giganteschi mostri meccanici con una gran voglia di distruggere l’intera razza umana.”

Vabbè. Ma chi è che scrive i titoli dei film, mi chiedo io?

Anche questa non era la volta buona.

Ore 21.30

Entri in “La mia lista”. Non puoi sbagliare, quella lista l’hai fatta tu, hai scelto accuratamente i titoli più succosi per poterteli godere a tempo debito. Di solito ci metti i film più impegnati, i drammi sociali, le ingiustizie carcerarie, le tematiche più significative, che a te piacciono tanto, maledetto pesantone. Quindi eccoci, guardiamo…”L’alba dei morti dementi”.

Un momento, come puoi aver scelto per la tua lista un’idiozia di questa portata? Pensi e ripensi con gli occhi a fessura tenendoti il mento con due dita. Poi ti ricordi che, tempo fa, è passato da te quel cugino del tuo amico, quello con la faccia da pesce lesso, che mentre voi parlavate di affari si è eclissato in sala e ne è uscito lasciando la scia di odore di marijuana. Ah, e poi ti sei anche accorto che ti aveva svuotato il frigo.

Ok, l’importante è darsi una risposta. Andiamo avanti, non demordiamo.

Ore 21.40

Forse hai sbagliato in partenza. Forse hai sbagliato piattaforma. Quello che volevi vedere su Netflix l’hai già visto. Perché non provare con Prime video?

Dopo aver passato un’altra decina di minuti a tentare di recuperare la password, sei finalmente dentro. Dai un’occhiata. Nuove uscite: “Fiori di ciliegio”. Figata! Un film ambientato in Giappone! Non ne potevi proprio più di tutto quell’Hollywood che trasuda facce perfette e denti bianchi da ogni poro. Ancora una volta, però, hai cantato vittoria troppo presto. Apri la scheda, vai a vedere lingua e sottotitoli. Disponibile in giapponese, con sottotitoli in kazako. Ma è uno scherzo? È venerdì sera, tu vuoi rilassati, non prendere un diploma.

Ore 00.00

Sembra ieri che hai iniziato a scegliere il film da guardare stasera. E infatti era ieri.

Stremato, con il viso solcato dalla stanchezza, gli occhi rossi e il pollice a forma di tasto del telecomando, decidi di porre fine a questa insensata agonia, ricordandoti che domani devi alzarti alle sei per preparare l’arrosto per il pranzo con tua suocera. Che venerdì sera di gioia!

Come ogni cosa nella vita, anche la scelta del film in streaming ha la sua ultima spiaggia, quel porto sicuro dove sai di poter andare a parare quando proprio ti dice male.

Facile: è ora di lanciarsi su un grande classico, un film nella tua top ten dei preferiti, quello che riguardi almeno tre volte l’anno e il saperlo a memoria non ti porta a pensare di avere un problema.

Vai nel campo di ricerca, sicurissimo di trovarlo. E infatti c’è. Eccolo lì: “Shining”. Pronto per essere goduto, recitato, sofferto per la trecentesima volta. L’hai visto talmente tante volte che, in copertina, la faccia di Jack Nicholson nella fessura della porta non è più assetata di violenza ma disperata. Anche Jack ha gettato la spugna. Ti sembra di sentire le gemelle mentre ti sussurrano: “Arianna, vieni a giocare con noi. Anche perché si è fatta una certa e noi tra un po’ si va a letto. Vedi tu.” Come dar loro torto?

Senza più esitazione, clicchi fieramente su Play sprofondando sul divano, pronto a due ore di puro terrore e soddisfazione.

Un secondo dopo l’inizio dei titoli di testa appare, come una morte con la falce, il messaggio sullo schermo:

“La tua connessione è instabile. Riprova più tardi.”

Anche oggi, guardiamo un film domani.

 

Arianna Pernorio