Invino Veritas puntata VII da Un Mercoledì da beoni di Felice Rossello

Invino Veritas

Invino Veritas puntata  VII

Qui va aperta una parentesi. Siamo quattro amici al bar che hanno scelto il mercoledì perchè suona bene, sembra un film Un merocledì da beoni da un anno a questa parte.

Le vicende della vita ci hanno divisi. Quando eravamo giovani frequentavamo la stessa Osteria. Ci vedevamo tutti i pomeriggi dopo lo studio, chi studiava, ma, a parte Mario ed, forse Ennio, io non ho mai amato lo studio e Giuse aveva solo la teraza media perchè si era messo a lavorare da subito.

Poi le vicende della vita ci avevano divisi. Mario dopo la laurea si er trasferito con la sua consorte – la zero zero tette vi ricordate? – a Cap Town per qualche anno. I due avevano trovato un lavoro ben remunerato in una multi nazionale. Io me ne ero andato a Milanodopo il liceo e un anno di Università. Avevo scelto la facoltà più facile lettere per tre motivi: il primo perché mio padre, medico, voleva che mi laureassi, il secondo perchè se questo era il desiderio di mio padre io volevo fare una facoltà facile e piena di donne. Ma neanche quelle motivazioni bastarono. Dopo un anno la banalità della laurea e la stupidità dgli alunni e dei docenti, il fatto che il 68 non ti permetteva di fare niente di quel che volevi, meglio volevo, mi portò a pensare di studiare da solo. Furono quelli anni di grande approfondimento cinematografico e teatrale. Sì erano quelle le materie che mi piacevano. Spesi un patrimonio in libri sino a che feci un colloquio di lavoro in una Radio privata e fui assunto per due rubriche cinematografiche e teatrali. Mi trasferii a Milano e lì vissi per un po’.

Giuse invece continuò a fare il fattorino per una ditta di Savona, la nostra città ed Ennio trovò un posto come specializzato in un fabbrica. Ci ritrovammo per caso un giorno in un bar di Savona. Ci riconoscemmo appena, Mario calvo e sempre magro, però, Ennio alto allampanato come sempre tutto bianco di capelli, Giuse silenzioso come sempre e con quella faccia da furetto. Li trovai tutti bene. Come si conviene in queste storie ci abbracciammo, e ci riprometemmo di vederci tutti i mercoledì. Bene, chi non avevo ancora rivisto e non rividi sino a dopo il deprecabile episodio di zero zero tette, era la moglie di Mario.

Bella lo era sempre stata con quel difetto però di cui sopra (difetto almeno per noi maschilisti).

Capita uno di questi mercoledì da beoni che arrivo primo al bar, non c’è ancora nessuno e ordino, cercadno di finirlo prima che vengano gli altri, un bianco.

Son lì che bevo e entra la bar uno schianto di vegliarda sui 60 anni, ancora – scusate il termine – scopabile, con un seno da paura.

Mi fa: “Ciao, Mario non c’è?”

Penso tra me: “Perché mi da del tu, e perchè conosce Mario, perchè ci conosce tutti e due?”

“Non mi riconosci?” mi chiede.

“Veramente no, mi spiace ci siamo già incontrati da qualche parte?” dico io

e penso un po’ da maiale: “Jamais coucher avec…peccato”

“Almeno 5000 volte” fa lei.

“E dove?” esclamo io stupito.

“Al cinema a teatro al bar a Savona per una vita….-poi stupita – Ma non mi riconosci davvero?”

“No, mi dispiace!”

“Sono Anna la moglie di Mario”.

“Anna, l’agente zero zero tette, ma da quale restauratore sei andata?”

Mi sono risvegliato cinque minuti dopo e la prima persona che ho visto è stato Jimmy che mi bagnava la fronte con un cencio bagnato, poi Mario che mi ha chiesto:

“Hai visto Anna? Voleva salutarti!”

“Più che vista, l’ho sentita…Che tramvata, Mario mio!”

Ci bevemmo sopra.