COSA SARà CAMBIATO IN NOI DOPO L'EMERGENZA COVID copia

Lemme lemme l’emergenza Covid, prima o poi, assumerà toni più sfumati. Arriverà la fase 3, quella che non abbiamo neanche ancora il coraggio di sognare di notte, quella che ci riporterà finalmente e gradualmente ad una nuova normalità. Nuova, sì, perché molte cose cambieranno per ognuno di noi. Avremo raggiunto nuove consapevolezze, avremo cambiato le nostre pessime abitudini, saremo persone nuove, con una nuova voglia di approcciarci alla quotidianità. Ho avuto molto tempo per riflettere su tutto quello che cambierà con la fase 3, tra una pratica yoga e una serie Netflix in polacco. Eccomi quindi a condividere con voi le mie riflessioni sul prossimo, imminente cambiamento.

L’AMORE PER LA NATURA

Ora che abbiamo scoperto che dietro casa c’è un parco naturale patrimonio dell’Unesco, che non ci eravamo mai cagati prima, diventerà la nostra seconda casa. Ci vorremo persino costruire una capannina di cannicci, che potrà sempre tornare utile per fughe improvvisate dalla suocera, pic-nic, camporelle. Omicidi. L’accesso alla spiaggia, che per così tanto tempo ci è stato negato, a fine emergenza sarà uno dei beni più preziosi per il resto della nostra vita. Poco importa se dove viviamo l’acqua è cristallina da vedere il fondo o se viviamo sopra gli scarichi della centrale idroelettrica. Veder passare qualche ratto e qualche cefalo a pancia in sù è sempre meglio che non veder passare anima viva, no? E poi vuoi mettere la sorpresa di pescare un pesce a tre occhi in stile Springfield?

L’APPROCCIO GALANTE

Le fanciulle della mia generazione sicuramente condividono con me la tragedia di un genere maschile timido e troppo pigro per un approccio. Dopo l’astinenza dettata dall’emergenza Covid, gli ormoni prenderanno il totale possesso delle loro menti. Diventeranno dei Don Giovanni che nonno siciliano lévati. Saremo tutte magicamente belle, ci vedranno come modelle, ci vedranno come un leone vede una gazzella durante la stagione secca. Faranno di tutto per conquistarci. Cose assurde, tipo venire a prenderci sotto casa con la Panda lavata o regalarci un euro di rosa dall’indiano. Robe mai viste.

UNA VITA PIÙ SEMPLICE

Non ditemi che durante il lockdown non vi siete resi conto che potete fare a meno di un sacco di cose. Dalla fine dell’emergenza Covid saremo tutti fautori del less is more. Per la gioia di tutti i baristi del globo, magicamente scompariranno gli amanti del caffè ristretto macchiato freddo in tazza grande in vetro. Baristi, non preoccupatevi, visto che la tendenza sarà anche ad uno stile di vita più sano, non vi scamperete la richiesta dello zucchero di canna non raffinato a grana grossa.

Più semplici saranno anche il nostro modo di vestire e il nostro aspetto. Sarà finita l’epoca in cui giravamo la tredicesima direttamente ad Asos per l’acquisto di 100-150 capi a stagione, inutili e costosi, che poi ci ritrovavamo puntualmente a regalare all’amica l’anno dopo con il cartellino ancora pietosamente intonso. Durante il lockdown, infatti, soprattutto noi donne ci siamo rese conto un po’ tutte che possiamo fare a meno della moda, dello stile, che possiamo convivere con le doppie punte, le triple punte, i peli sugli stinchi. Intanto ricordiamoci sempre che, come dicevamo, gli uomini saranno disposti a tutto pur di spezzare la penosa catena di astinenza all’approccio verso l’altro sesso. A fine emergenza passeremo quindi magicamente dall’essere considerate delle fashion victim a diventare delle tuta victim, delle sosia non autorizzate della gattara dei Simpson. Non ci sembreranno più così orrendi quei fuseaux di neoprene con fantasia hippy comprati nel 2001 nel basso Piemonte, o quel top marchiato Playboy con un buco per ogni fianco, o ancora la tuta dell’Adidas in acetato con un ricamo dorato che recita “Queen of the ghetto”.

L’AMORE PER LE PICCOLE COSE

Ma piccole davvero, piccole fisicamente. Tipo, non ci sembrerà più così banale quello straccio di giardino di 1metro x 1metro che fino a due mesi fa avevamo usato solo per far fare i bisogni al cane quando non avevamo sbatti di portarlo a defecare a gennaio con 3 gradi sotto zero.

A emergenza Covid passata, non ci sembrerà neanche più così piccola la mountain bike Atala del 1985 , che cavalcavamo alla tenera età di 8 anni e che abbiamo rispolverato (è proprio il caso di dirlo) a inizio fase 2, alla non più tenerissima età di 34 anni. Andrà benissimo nonostante i suoi 80cm di altezza. La useremo per tenerci in forma, per andare a fare la spesa, a testa alta, noncuranti degli sguardi dei passanti preoccupati perché ad ogni pedalata dobbiamo schivare le ginocchia dal mento. Ci sembrerà grande, nella sua piccolezza, quell’armonica che ci ha lasciato in eredità il nonno. E pensare che ai tempi ci eravamo anche lamentati perché era l’unica voce a noi destinata nel testamento. Che ingrati. Quando l’emergenza Covid sarà completamente rientrata, ci chiederemo come avevamo fatto a vivere 34 anni senza suonare (egregiamente) Fra Martino Campanaro da autodidatti, per la gioia dei vicini e anche un po’ del nonno, che poveraccio ad ogni Do si rivolta nella tomba e si maledice per averci fatto erede.

TENERSI IN FORMA COME NECESSITÀ

A fine emergenza Covid saremo diventati dei veri atleti. Da tartaruga rovesciata a six pack, culi di marmo. Non ci separeremo mai più dalla nostra bicicletta, che durante la fase 2 è diventata più importante del nostro congiunto, perché grazie a lei dal congiunto possiamo scappare. Abbiamo fatto proprio bene ad acquistarla, è stato l’investimento più azzeccato della fase 2. Poco importa se ad agosto ci renderemo conto, nostro malgrado, che quel tizio strano da cui l’abbiamo acquistata l’aveva rubata a un brutto ceffo famoso in città per essere abbastanza vendicativo. Ora ci rendiamo conto perché l’avevamo pagata trenta euro e la consegna era avvenuta nel sottoscala di un capannone abbandonato. Vabè.

Insomma, dalla fase 3 in poi saremo rinnovati, più autentici, più puri, più liberi. Va bene dai, ve lo concedo: rivediamo solo un attimo quella cosa dei peli sugli stinchi.

 

Arianna Pernorio