Senna e Tour Eiffel

 

E se tracimasse la Senna? riflessioni di alcuni anni fa, oggi sarebbero davvero diverse.    Anno 2001/2 lavoravo come consulente “embedded” in una società italiana di proprietà di un grande gruppo francese. Mi occupavo con altri di un progetto di realizzazione di un sistema di gestione del rischio e continuità delle attività. Era una progetto alla francese: matrici gigantesche con migliaia di record e decine di colonne che bisognava riempire rispondendo alle domande più dettagliate, tra cui alcune fuori contesto, del tipo “che cosa ha predisposto l’azienda in caso di straripamento della Senna?”. Noi stavamo a Milano e la Senna avrebbe dovuto straripare assai per poterci creare problemi. Farlo capire ai francesi sembrava impossibile: era come dire loro che si erano dimenticati di adeguare il sistema a chi doveva usarlo. Non era bello dare loro degli incompetenti, ma neppure prendere una valutazione negativa per il fatto di rispondere “l’azienda non ha predisposto nulla”. Optammo all’italiana di non rispondere niente confidando in chiarimenti successivi.

Comunque alcune delle domande per noi più incomprensibili erano “che cosa l’azienda ha predisposto in caso di pandemia?”, “sono state rinnovate le scorte di mascherine?”, “sono previste figure di back up nel caso in cui il personale con responsabilità o su progetti critici non possa più svolgere le attività?”. A noi all’epoca facevano un po’ ridere, anche perché il rischio di pandemia allora – in base alle indicazioni dell’OMS – riguardava la tubercolosi, una malattia praticamente debellata in occidente che rimaneva però un grave problema nei paesi meno sviluppati e che avrebbe potuto riapparire a causa dei flussi migratori. Adesso rideremmo un po’ meno. Molto meno.