Secondo appuntamento con gli itinerari di Savona Liberty: da Torre Leon Pancaldo al quartiere Villapiana, passando dal centro storico
Distanza: 3,5 km circa
Durata: 45 minuti circa (andata e ritorno)
Costo: zero (itinerario ad anello)
Gli itinerari del progetto Savona Liberty hanno come punto di ritrovo e partenza la zona del porto, luogo ideale anche per i turisti in arrivo dal Terminal Crociere.
Si parte sempre dalla Torretta, in piazza Leon Pancaldo. Ci lasciamo alle spalle il bel bovindo di cui abbiamo parlato nel primo itinerario e prendiamo via Paleocapa. Sulla sinistra, ecco il primo capolavoro di questo percorso: il Palazzo dei Pavoni, opera del già citato architetto Martinengo. L’anno di costruzione è un tema che lascia nel dubbio alcuni studiosi, diciamo che il range va dal 1906 al 1912. Sulla scia dell’architettura secessionista, ai tempi molto in voga a Savona, la facciata si presenta in grandi blocchi suddivisi da candide lesene.
Il recente restauro ha (finalmente) dato il giusto valore alle incredibili decorazioni. Lungo tutto il primo piano, sono raffigurati gli splendidi animali che danno il nome al palazzo. Sono realizzati con piccole mattonelle quadrate in ceramica (maiolica?), simili agli azulejos portoghesi. Nella parte più alta, con lo stesso metodo, è raffigurata una ricca natura floreale, caratterizzata soprattutto da girasoli. Ogni finestra presenta, nella parte alta, un fregio con due sfere di un intenso blu, che ricorda il lapislazzuli. Passando sotto l’edificio, si possono ammirare i gargoyle in muratura che reggono le colonne del porticato. Da non perdere anche il portone d’ingresso al palazzo, al civico 5.
Percorriamo tutta via Paleocapa, che è anche un’ottima occasione di godere dei magnifici portici ottocenteschi di Savona. Arriviamo in piazza Mameli, in cui tutti i giorni, alle ore 18, con i rintocchi della campana, la circolazione di passanti e veicoli si ferma in ricordo dei caduti di guerra. All’angolo con via Cesare Battisti e via Nazario Sauro, si scorge un magnifico e immenso palazzo dal gusto Liberty. Particolarissime le guglie dei bovindi (ben quattro), i balconi tondeggianti, solo al secondo e al terzo piano, nonché le decorazioni che spiccano su tutta la facciata scarlatta.
Continuiamo su via Nazario Sauro e, prima di svoltare in largo dei Vegerio, verso via Boselli, un altro palazzone si slancia verso l’alto. Di Liberty ci sono i fregi decorati sopra alcune finestre e un bel bovindo loggiato, sormontato da una cupola a sesto acuto. Una parte di edificio è stato da poco restaurato, lasciando visibile la differenza con l’originale.
In via Boselli, troviamo un altro capolavoro: l’elegante palazzo Maffiotti. In origine destinato alla ricca borghesia della città, si tratta di un’altra opera di Alessandro Martinengo, che per questa occasione ha conferito al palazzo un’aria ancora più austera. La facciata, ad angolo, è suddivisa da lunghe lesene, da fregi e, nell’ultimo piano, da piccole colonne. I balconi sono sia in muratura che in ferro battuto, tutti sinuosamente decorati.
Giunti in piazza Saffi, prendiamo via Piave ma giriamo subito per via dei Martinengo (inspiegabilmente, non il nostro Martinengo!). Nell’angolo con via Cavour, al civico 5, c’è Palazzo Bertolotto, opera di Nicolò Campora datata 1910. La facciata presenta busti umani scolpiti, oltre a una ricca vegetazione e altri motivi forse più vicini al barocco, ma che conferiscono sfarzo all’edificio.
Una breve deviazione ci porta in via Piave 27, dove troviamo un’altra opera di Martinengo, il cosiddetto “Palazzo delle Pigne”, soprannome riferito alle sue ghirlande in stucco che decorano gran parte della parete e dei balconi. Completano il capolavoro, alberi scolpiti e volti (o maschere) maschili e femminili. che scrutano i passanti. Per la segnalazione, ringrazio Massimo Bianco, che è anche autore dell’azzeccatissimo nome!
In fondo a via dei Martinengo, poi, non mancate di notare il grande complesso dai bianchi balconi Liberty. Interessante è anche la ringhiera della seconda rampa di scale, necessaria per accedere nella zona residenziale, che riprende esattamente lo stesso motivo decorativo dei balconi. Probabilmente, fu costruita in contemporanea con l’intero complesso.
Via San Lorenzo è un susseguirsi di elementi Liberty. Si inizia con palazzo Saettone e Porro (civici 10 e 12), che <<costituisce un’appariscente introduzione al quartiere>>*. Anche i due palazzi ai civici 14 e 16 presentano due bei bovindi squadrati, gemelli. Più o meno all’altezza dell’incrocio con piazza Brennero, si incontrano deliziosi loggiati che abbelliscono le facciate degli edifici. Per esempio, quelli di palazzo Bruzzone, costruito nel 1912, e di palazzo Capurro Dagnino Varaldo, di un anno più tardi (rispettivamente ai civici 31 e 33). E ancora: da notare in molti altri edifici sulla strada tutte le decorazioni monocrome, alcune affrescate altre a secco, le inferriate dei balconi, i fregi scolpiti.
Con una breve deviazione in via Vanini, la strada che collega San Lorenzo a via Milano, si trova anche il palazzo Franceri (civico 9), uno dei primi eretti nella zona, e, proprio di fronte, ai civici 2 e 4, il palazzo Calabria.
Se fin qui abbiamo visto quasi esclusivamente edifici caratterizzati da elementi Liberty, “arrampicandoci” in via Firenze troviamo palazzine e ville che richiamano interamente il gusto Liberty, anche nella struttura. Ne sono esempio villa Luparia, al civico 29, e villa Dellepiane, al 28, con le tipiche torrette che ricordano quelle della zona della Villetta o di Villa Zanelli. Un altro esempio è la Palazzina Adami, del 1925. In molte parti d’Italia, infatti, il Liberty proseguì fino agli Trenta: piuttosto insolito rispetto agli altri paesi europei, che abbandonarono la moda dello stile floreale già nel secondo decennio del secolo.
Scendiamo in via Verdi e prendiamo via Fiume. All’incrocio con via Alessandria, al civico 9, troviamo un altro bel palazzo color giallo-ocra, con balconi e decorazioni dai motivi più vari, fortemente cromatici.
Superata piazza Bologna, scendiamo verso via Torino in direzione piazza Saffi. In questo punto, spicca Villa Cambiaso, straordinaria opera cinquecentesca, che superiamo solo perché non attinente al nostro itinerario ma che meriterebbe uno spazio più approfondito. Invece di tornare in via Boselli, prendiamo via Brignoni e, all’angolo, troviamo un meraviglioso ed elegante bovindo circolare.
Poco più avanti, all’incrocio con corso Italia e via dei Vegerio, un altro edificio con rilevanze Liberty. Oltre alle ringhiere del balcone dell’ultimo piano e ai sottostanti graffiti monocromi, è interessante e particolare il bovindo che termina al terzo piano. Da lì, l’edificio si infossa leggermente, creando delle linee visive davvero uniche.
Proseguiamo in via dei Mille. Da notare il bel palazzo ad angolo, entrando in piazza Diaz. L’incrocio dei motivi floreali del balcone all’ultimo piano, che percorre tutto l’edificio, è ben visibile dalla strada. Giunti nella piazza del Teatro Chiabrera, dalla parte opposta, si ammira in tutta la sua grandezza lo straordinario palazzo Molinari, dell’inizio degli anni Venti. Ogni elemento si colloca perfettamente nel gusto Liberty: le linee curve di tutto l’edificio, i balconi, i fregi, i bovindi e le cupole. Il ciclopico complesso merita di essere visto da più prospettive. Occorre quindi andare all’incrocio con corso Italia per ammirare la straordinaria cupola del bovindo ad angolo, la più grande delle sue cugine cittadine.
Da qui, attraverso via Mistrangelo, si spunta di nuovo in via Paleocapa per ritornare al punto di partenza.
*Giovanni Gallotti nella rivista “A Campanassa”, n°3, 2016.
Una nota doverosa: il materiale informativo presente sul territorio risulta scarso e incompleto. Oltre a pochi libri (concentrati principalmente su Villa Zanelli) e alcuni articoli di rivista o giornale, primo fra tutti il periodico Campanassa, il miglior contributo va riconosciuto all’associazione di promozione sociale Italia Liberty.
Sono lieto che qualcuno ogni tanto promuova il Liberty savonese e ti faccio i miei complimenti per il tuo lodevole impegno in proposito. Un buon lavoro. Non sto a discutere i pareri da te forniti sui vari edifici, tanto più che i miei sono talvolta mutati nel corso degli anni, ma devo segnalare un grosso errore in questo articolo: hai citato e giustamente descritto lo splendido “Palazzo delle pigne” (che io stesso battezzai con tal nome alcuni anni fa) ma hai fornito indirizzo e foto di un altro edificio. Quello di Via Cavour (5, non 27) angolo Via Martiengo è, infatti, il “Palazzo Bertolotto” anch’esso Liberty e realizzato da Nicolò Campora, mentre il “Palazzo delle Pigne” (autore purtroppo ancora ignoto) sta in Via Piave 27, di fianco all’accesso al campetto di calcio.
Oltre a ciò sono sorpreso di non trovare traccia in questa pur accurata disamina del magnifico Palazzo Viglienzoni meglio noto come “Casa dei Gatti” per via dei graffiti raffiguranti tali felini, di Via Luigi Corsi 5 angolo Via Guidobono, realizzato da Alessandro Martinengo nel 1919 in puro stile floreale, uno dei 5 o 6 edifici Liberty più notevoli di Savona.
Saluti, Massimo Bianco
Ho letto tutte le puntate del percorso nel Liberty savonese e nel complesso le ho apprezzate. Si tratta di un buon lavoro. Troppo a lungo i savonesi hanno trascurato il proprio Liberty cittadino, con la logica conseguenza di contribuire in negativo alla sua conoscenza a livello nazionale, benché esso in Italia spicchi, ben venga quindi un’iniziativa come questa, anche se non è una novità. Non sono convinto che tutti gli edifici citati vadano fatti rientrare in ambito Liberty e meritassero l’inserimento nella disamina, ma non voglio discuterne, avendo talvolta io stesso cambiato idea sul tema, escludendo così dai miei scritti più recenti edifici che in precedenza avevo invece citato.
Mi preme invece correggere un errore: l’autrice descrive giustamente lo splendido “Palazzo delle Pigne”, la cui facciata è di un’esuberanza effettivamente quasi barocca, nella foto allegata appare però il “Palazzo Bertolotto”, edificio anch’esso Liberty progettato nel 1910 da Nicolò Campora e, infatti, è lui ha trovarsi nella citata Via Martinengo angolo via Cavour (però al numero civico 5 e non al 27), mentre il Palazzo delle Pigne (di autore purtroppo ancora ignoto) sta in Via Piave 27, di fianco all’ingresso al campo di calcio di quartiere. E secondo me vale la pena che l’autrice inserisca una foto dell’autentico Palazzo delle Pigne, magari descrivendo anche Palazzo Bertolotto.
Saluti e complimenti.
Caro Massimo, prima di tutto ti ringrazio per aver apprezzato il mio sforzo nel valorizzare la città in cui vivo da sempre: Savona è tra le capitali dello stile Liberty, ma purtroppo risulta ancora difficile (e spero di essere smentita) trovare una grande quantità di materiale informativo che non parli quasi esclusivamente di Villa Zanelli. Intanto ti ringrazio per aver notato l’errore del “Palazzo delle Pigne” (e che onore conoscere l’ideatore del suo nome!), rimedierò subito.
Per quanto riguarda gli edifici citati nei miei itinerari, sono d’accordo sul fatto che non tutti facciano parte di quel periodo, infatti molto spesso parlo di “elementi Liberty”, che impreziosiscono palazzi e architetture di diversi stili. Come sappiamo, il Liberty perdurò a Savona (in Italia in generale) almeno uno se non due decenni in più rispetto, per esempio, alla vicina Francia, patria dell’Art Nouveau. Quindi non sorprende, a mio avviso, trovare balconi, bovindi, portoni o tettoie di ispirazione Liberty su edifici “borderline”. Quello che ho fatto è stato semplicemente osservare i palazzi della mia città, girare come trottola con la mia Vespa alla ricerca di chicche architettoniche, che magari ad altri sono sfuggite. Tutto ovviamente cercando (spesso invano) quante più fonti possibili, rischiando le eventuali controversie.
Comunque, per me è sempre un piacere ascoltare opinioni e imparare dalle esperienze di esperti e professionisti. Dopotutto, perfino Michelangelo, a ottant’anni, disse: “sto ancora imparando”. Quindi, grazie mille! Farò oro dei tuoi consigli.
Hai ragione, certo, in passato anch’io ho lamentato l’assenza di studi sul Liberty savonese e in effetti è stato proprio questo a spingermi a scrivere sull’argomento, scritti ancora reperibili sia su sul sito di Italia Liberty, sia su truciolisavonesi, alcuni vecchi di anni, altri, come quello su Alessandro Martinengo o sulla mostra delle ceramiche Liberty albissolesi, assai più recenti e che meglio rappresentano il mio pensiero attuale, dacci un occhiata su Truciolisavonesi cliccando alla voce ARTICOLI PER AUTORI e da lì, ovviamente, su Massimo Bianco, se ti va.
A questo punto mi viene però da domandarmi se hai letto il libriccino (purtroppo esaurito e non più ristamapto nonostante il suo successo) da me scritto a 4 mani con Andrea Speziali, a cui risulta intestato in copertina per motivi contrattuali (ma il mio nome apapre all’interno) ) nel 2016 e intitolato “Savona Liberty. Villa Zanelli e altre architetture”. Libro abbastanza esaustivo, credo, con numerose pagine sugli altri edifici Liberty savonesi più alcune schede specifiche su quelli più significativi, anche se, per motivi troppo lunghi da spiegare qui, fummo costretti a scriverlo in appena cinque settimane, urgenza che ci causò alcuni errori e assenze a cui mi dispiace di non poter rimediare per lo scandaloso disinteresse della casa editrice (romagnola), banché i lettori e di conseguenza le librerie savonesi continunuo a richiederlo.
Non scrivo ciò per vantarmi, sia chiaro, non lo meriteri, lo scrivo solo per segnalarti che, anche se poco, qualcosa sul Liberty savonese comunque esiste.
Già che ci sono una precisazione. La casa dei gatti è del 1910 e non del 1919 come ho scritto, si tratta di un mio refuso: i tasti 0 e 9 sono vicini, scusa. La casa dei gatti è puro Liberty. Tra parentesi: ho parzialmente ripetuto due volte il commento precednete perchè lì per lì il primo non lo vedevo apparire e così, dopo aver letto le altre puntate, l’ho riscritto, mi scuso anche di questo.
E con ciò tolgo definitivamente il disturbo, ciao.