Il primo itinerario alla scoperta dello stile floreale costeggia il mare e arriva al simbolo del Liberty cittadino

 

Distanza: 3 km circa

Durata: 40 minuti circa (solo andata)

Costo: 1,50 euro (biglietto dell’autobus per il ritorno, facoltativo)

Gli itinerari del progetto Savona Liberty hanno come punto di ritrovo e partenza la zona del porto, luogo ideale anche per i turisti in arrivo dal Terminal Crociere.

Si parte dalla Torretta (Torre Leon Pancaldo, ultima testimonianza delle mura che nel Trecento circondavano la città), al di là del ponte mobile che collega il porto al centro storico. Il primo spunto al nostro percorso è il palazzo di fronte, all’angolo tra via Paleocapa e l’Aurelia. Pur non appartenendo interamente al genere, l’edificio presenta uno splendido bovindo a più piani. Il bovindo è la tipica finestra ad arco delle architetture Liberty, che permette un vasto passaggio di luce naturale, nonché un aumento considerevole della metratura della stanza. Molto spesso, come in questo caso, l’ultimo piano è formato da un delizioso loggiato, coperto da una piccola cupola.

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Anche il balcone circolare sul lato sinistro dell’edificio presenta soluzioni di design tipiche dello stile floreale.

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Proseguiamo sulla via Aurelia, costeggiando la Vecchia Darsena, e superiamo la rotonda. Sulla sinistra, c’è la Fortezza del Priamar (aperta al pubblico, assolutamente raccomandabile di una visita, ma non inerente al nostro percorso). Superato l’imponente complesso militare cinquecentesco, all’angolo con corso Italia, spicca un gioiello dello stile Liberty che sicuramente non passerà inosservato. Si tratta il Palazzo delle Piane, anche conosciuto come “Palazzo delle Palle” per le sei grandi sfere in rame, adagiate su quelli che sembrano enormi bracieri, in cima dell’edificio.

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Autore di questo capolavoro è l’architetto Alessandro Martinengo, che realizzò il progetto con la collaborazione di Adolfo Ravignetti tra il 1910 e il 1911. La decorazione sfocia quasi nel barocco da tanta sfarzosità, ma ne accresce l’unicità dell’opera. Gli elementi naturalistici si arrampicano lungo la facciata, scendono dai balconi e circondano le porte dei negozi. Sinuose figure femminili ad altezza uomo scrutano i passanti.

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Continuiamo e prendiamo corso Mazzini, ma lo abbandoniamo quasi subito perché svoltiamo in via Giacchero. Percorrendo corso Colombo si trovano diverse testimonianze di elementi Liberty, soprattutto bovindi, balconi e fregi, su edifici ispirati più a motivi e forme rinascimentali. Il primo esempio è all’angolo con via Guidobono (civico 38), il secondo è il civico 10 di corso Colombo.

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Superando il fiume che divide la città, ci troviamo in Corso Vittorio Veneto, il lungomare savonese. Il litorale ligure è conosciuto per aver ospitato il primo turismo balneare della penisola, a cavallo tra Otto e Novecento, grazie alla realizzazione di nuovi stabilimenti ricreativi affacciati sul mare e all’ammodernamento di quelli già esistenti, in parte conosciuti dai turisti del periodo invernale. Lo stile Liberty era ricorrente nei motivi formali ed estetici di quel periodo, per cui non sorprende trovare edifici che rispecchiavano il gusto del momento. Gli architetti che operarono a Savona nel primo Novecento si rifacevano ai palazzi e agli alberghi della vicina Costa Azzurra. La Riviera Ligure diventava il proseguimento naturale della costa francese, ancora poco turistica ma altrettanto folcloristica.

Il primo palazzo riconoscibile, superato il ponte, è al civico 2 ed è databile al 1915. Splendido è il bovindo che smussa l’intero angolo sinistro dell’edificio, ricco di fregi che decorano l’intera facciata e con la sua elegante cupola che termina con la sottile guglia. Anche le ringhiere dei balconi creano i tipici decori Liberty che conferiscono dinamicità all’immobilità del palazzo.

Di fronte, anche la ex centrale elettrica, oggi centro commerciale e ricreativo, fu costruita in evidente stile Liberty, nella versione più industriale del termine (e forse più autentica, visto che l’ideologia estetica trae ispirazione dal modello inglese di “un’arte utile”, l’Arts and Crafts). Da notare le interriate dei lunghi finestroni.

Proseguendo su corso Vittorio Veneto si possono trovare altri esempi minori (di dimensioni, non di qualità). Subito prima della piccola rotonda, un bellissimo fregio a tema natura incornicia il portone del civico 12. Da notare ancora ringhiere e balconi.

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Poco più avanti, all’angolo con via Doberti, si fa largo il Palazzo dei fratelli Rosso (civico 20), un altro capolavoro dell’architetto Martinengo. Realizzato tra il 1915 e il 1916, in un periodo di crescente “mediterraneizzazione” del turismo moderno, l’enorme edificio presenta decorazioni che ricordano il mare, come conchiglie e ostriche circondate da natura ondeggiante. Come segno distintivo, anche qui Martinengo pone sul tetto alcune sfere, questa volta in muratura.

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Costeggiamo il lungomare fino ad arrivare all’angolo con via Saredo, via interna parallela a corso Vittorio Veneto. Eventualmente si può scegliere di deviare il percorso in questa piccola via svoltando in via Leoncavallo e girare a sinistra al primo incrocio, per via Saredo appunto, per percorrere un tipico carrugio savonese (non sono mica solo a Genova!). L’edificio in questione è il Palazzo delle Margherite, così chiamato per i fiori scolpiti sopra le finestre del secondo piano. Le ringhiere dei balconi e i fregi del penultimo piano hanno spunti più geometrici e secessionisti (l’ispirazione austriaca era molto diffusa in Liguria). Il palazzo dispone di due “torrette” ai lati del tetto, un elemento architettonico tipico degli edifici della Secessione.

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Infine, con una camminata di quindici minuti, percorriamo via Nizza per quasi un chilometro e mezzo e giungiamo al nostro punto d’arrivo: Villa Zanelli. Adagiata sull’arenile, la villa fu costruita tra il 1907 e il 1908 su progetto di Gottardo Gussoni, proveniente dalla scuola del torinese Pietro Fenoglio, tra i più celebri architetti Liberty italiani.

Nonostante il pessimo stato di conservazione, l’edificio presenta ancora molte caratteristiche originarie. Le pareti inizialmente erano intonacate di bianco, per permettere alle decorazioni, alle vetrate in stile cattedrale e al complesso incrocio dei ferri battuti di risaltare sull’intero edificio. Villa Zanelli era costituita da un seminterrato che fungeva da vasta cucina e da tre piani in altezza. Per giungere al secondo piano, si percorreva la magnifica scalinata in marmo e ferro battuto. Il terzo piano, formato da un solo pianerottolo, dava accesso a un ampio terrazzo e alla rampa di scale per raggiungere la slanciata e possente torretta. Quest’ultima,  sulla facciata (lato Aurelia) era riccamente decorata da eleganti maioliche bianche e blu. Qualche mattonella è ancora visibile.

Villa Zanelli

Il suo aspetto fiabesco lascia un po’ il tempo che trova, guardandolo oggi. Di proprietà della famiglia Zanelli fino al 1933, fu venduto al comune di Milano che ne fece una colonia internazionale fino alla fine degli anni Sessanta (svolse un ruolo importante durante il secondo conflitto mondiale, come ospedale da campo). Dal 1967 vi si insediò l’Azienda Sanitaria Locale, che adibì un centro per la cura dei cardiopatici. Ma nel 1998, a causa di un crollo di parte del soffitto del primo piano, per volontà della Regione Liguria, la struttura chiuse e restò abbandonata per due decenni.* Villa Zanelli fu vittima per anni di discussioni sui diritti di proprietà e inerzie burocratiche, vincolando di fatto ogni possibile restauro.

Ci sono state recenti manifestazioni di volontà da parte di organizzazioni culturali (in primis, l’impegno di Italia Liberty), di esperti e istituzioni governative. Veleggiava l’idea di farne “un museo delle vacanze” oppure creare uno spazio esclusivamente pubblico, con qualche servizio e/o attività ricreativa. Il cantiere iniziò nel 2019, ma non si può ancora parlare di un vero e proprio inizio della tanto attesa iniziativa di recupero e valorizzazione, visto che lo stesso progetto presenta dubbi e incertezze.

Come in molti sostengono, sarebbe opportuno intervenire immediatamente, lasciando da parte controversie pedanti e amministrative. Villa Zanelli, e la stessa città di Savona, una delle capitali del Liberty italiano, si meritano un nuovo valore artistico e culturale.

*Le informazioni storiche sono state trovate in: A. Speziali, Italian Liberty. Il sogno europeo della grande bellezza, Cartacanta, 2016.

 

Una nota doverosa: il materiale informativo presente sul territorio risulta scarso e incompleto. Oltre a pochi libri (concentrati principalmente, appunto, su Villa Zanelli) e qualche articolo di rivista o giornale, il miglior contributo va riconosciuto all’associazione di promozione sociale Italia Liberty.