Prendersi in mano la vita

Per strada, nei posti che frequento, da quello che sento e vedo vivendo, ritengo che una buona parte di persone si lascino vivere, non si sentano in diritto di prendersi in mano la loro vita.

Perché nessuno ha insegnato loro in che cosa consista la vita, perché hanno ricevuto delle fregature da cui è difficile riprendersi, sono state lasciate o hanno dovuto lasciare, perché non hanno avuto la possibilità di accendersi, di incrociare la persona giusta, perché si sono impantanate con quella assolutamente sbagliata.

Invece suggerisco di iniziare a pensare a sé, sì come quando ci hanno insegnato ad andare in bicicletta per esempio e ci sembrava una impresa grandiosa, ed anche un po’ impossibile

Effettivamente è una impresa grandiosa per un bambino imparare a fare un qualcosa che non sa fare, che non conosce, così come per gli adulti iniziare a pensare a sé stessi, soprattutto per l’universo femminile. Invece quando si prova anche con molta fatica a centrarsi su di sé, la vita poi ri affiora!

Allora leggendo questo libro fantastico voglio riportare alcune frasi che aiutano a riflettere su di sé e su quello che la vita può concedere o togliere talvolta per sempre. Il libro si intitola: <Come le vene vivono del sangue> di Gaia De Pascale. Io mi sono fatta trasportare, anche dal sottotitolo “Vita imperdonabile di Antonia Pozzi”, non ce l’ho fatta a non sottolineare alcune frasi e ad utilizzarle in seguito per il mio obiettivo di accendere qualche sguardo di più attorno a me.

L’intensità emotiva alcuni l’hanno perduta, ma si può recuperare, anche se apparentemente sembra si viva meglio senza. <Fu come una vertigine, ma al contrario: non precipitavo, mi innalzavo, e tuttavia era la medesima sensazione di perdita del centro di equilibrio delle cose.> (p.26) All’inizio destabilizza, ma poi garantisce una qualità di vita veramente appagante.

Bisogna scegliere un punto di equilibrio personale, a ciascuno il proprio, una sorta di luogo di ristoro in cui tornare mentalmente a rinfrancarsi. <Questa era la pace: smettere di rimpiangere il passato e di temere il futuro, due cose che mi sono sempre risultate difficili> (p.28). Bisogna anche lasciarsi andare <Sentivo il fascino di quel brivido, proprio perché non si poteva domare> Imparare ad osare un poco, talvolta iniziando con il comprarsi qualcosa da soli, facendo qualcosa da soli, scegliendo una persona, andare oltre gli schemi quotidiani, sino ad arrivare a rompere anche brutalmente certe convenzioni.

Sarebbe importante pensare a sé, senza la necessità di cercare nelle relazioni il proprio punto di equilibrio, sino a quando ci baseremo sugli altri, genitori, compagni, coniugi, amici, conoscenti, colleghi, familiari vari saremo instabili, dipendenti da qualcosa di esterno, indifesi agli attacchi. Solo apprezzando sé stessi, invaghendosi delle proprie particolarità, avvicinandosi ai difetti, il buco personale ancora irrisolto non potrà fare più paura, attiverà una sfida giocosa a fare del proprio meglio. Non sempre ci si riesce da soli, ma esistono ottimi professionisti a cui rivolgersi.

<La mia verità mi parve fin da allora accecante… ma talvolta gridava così forte da farmi male, un male fisico e palpabile.> (44) Non si può fuggire a sé stessi, altrimenti cala il gelo dentro, un torpore che spegne, si può fare finta, si può optare per stare dentro le convenzioni, ma a quale prezzo? Talvolta la nostra verità l’abbiamo cacciata giù dal dirupo, ma lei risale lentamente lottando contro la morte, allora il caos rischia di confonderci e di metterci in scacco o fuori controllo. Ma se superiamo l’abisso, la felicità appare davanti a noi e il sorriso si impossessa prepotentemente di noi. Di sorrisi autentici ne vedo pochi.

Ci sono dei momenti di buio assoluto, di notti insonni in cui i pensieri deliranti si inseguono nella mente, i pensieri peggiori, la selezione va solo su quelli che fanno male senza soluzione, non c’è via d’uscita < Ogni attesa frustrata di un riscontro ha tolto un po’ di vita al mio giardino, fino a trasformarlo in un campo di fiori morti, di alberi uccisi >

<L’incontro tra esseri umani. Un soffio. Non uno schiaffo> questo è l’augurio che rivolgo a tutte le anime in cerca di una loro realizzazione, a tutti coloro che stanno lottando per vedere il loro sogno attuarsi, all’interno di relazioni vere, in cui scorra amore, complicità, desiderio di unire i corpi, passione che diventa realtà quotidiana, scontro per affermarsi, per esprimere il proprio pensiero unico.

<…la necessità di vivere ogni cosa come le vene vivono del sangue, ed essere disposti a pagare qualunque prezzo per grattare via la caligine di parvenze che incrosta il nostro stare al mondo>. Una volta che si arriva a questo livello è fatta, ci si rende conto di vivere in una altra dimensione umana, un po’ distanti dagli altri ma nello stesso tempo vicini ad ogni persona attorno a noi, i giudizi non fanno più paura perché sono solo il rumore dei pensieri degli altri che non si sente più, il senso di appagamento verso se stessi è felicità quotidiana che porta ad immergersi nelle relazioni solo per partecipare e condividere la bellezza della vita.

Buona lettura!

Giovanna Ferro