Il pensiero corre spesso più veloce delle intenzioni. Quando, per esempio, ci sentiamo dire: “pensa positivo”, la reazione diventa un’alzata di occhi. Pensi: “sembra facile”, e con un lieve sforzo lo è.

Di questi tempi è tornato alla ribalta il tema della green economy, dell’economia circolare e di tutte le buone pratiche per uno stile di vita Sostenibile. Pensare sostenibile, appunto.

Un tema di nicchia che siamo ancora convinti possano occuparsi solo i grandi della terra, perché l’economia in scala mondiale ci sembra un argomento lontano dal nostro quotidiano. Ma se iniziamo a ricordare a noi stessi che siamo quel 99% che manda avanti l’economia e la muove, e lo ripetiamo come un mantra, qualcosa può cambiare: dal pensiero passiamo all’azione.

Se notate, quando scartiamo un gelato per strada cerchiamo un cestino, possibilmente un cestino per la carta. La differenziata è una pratica che non pesa più nelle famiglie. Le confezioni dei biscotti portano stampato che tipo di rifiuto è e dove differenziare.

Certo, ci sono ancora zone in Italia che faticano a seguire le buone pratiche. Le persone avrebbero buona volontà, ma le amministrazioni sono distratte.

I rifiuti in Italia sono un problema che torna a parlare di sé a periodi ciclici. Una domanda che immagino si siano posti i luminari del settore sarà stata: “ma come abbiamo fatto a produrre così tanti rifiuti?” Ma non abbiamo una risposta certa, o forse per tanti è meglio non sapere.

Ebbene, nel mio piccolo, anni fa io questa domanda me la sono fatta. Con quattro figli e tante lavatrici da fare, stendere e stirare, rammendare, accorciare, aggiungere e tagliare, alla fine i capi che finivano nel raccoglitore all’angolo della strada erano troppi. Mentre per la differenziata eravamo molto collaudati, per i capi smessi era ancora un tema aperto.

Così ho iniziato a Comprare meno (io) e a “rinfrescare” i capi che non usavo più. Con gli anni dalla taglia M ero passata alla L e qualche anno ancora alla XL. Combinare, ritagliare, togliere e aggiungere è diventato il modo per dimezzare i capi nel armadio e rimettere ciò che non indossavo più. Avevo accumulato qualche scarto, vero, ma il pensiero corre più veloce delle intenzioni e già avevo progetti per gli scarti.

Il capo più maltrattato, ma anche il più resistente in famiglia è il jeans. Spesso vengono buttati in fondo agli armadi e vengono puntualmente dimenticati. Quella volta che ho ordinato un ripulisti me ne sono ritrovata una montagna. Che farne? Di necessità virtù.

Agire. E presto.

La macchina da cucire lì in vista mi stava dicendo che si poteva – e doveva – fare un salto di specie: da aggiustare a CREARE. Dai jeans riciclo/ricavo Nuovi grembiuli, Nuove borse, Nuovi beauty, Nuove pochette, Nuovi portatabacco, tutti pezzi unici. Agli scarti recuperati dei jeans col tempo si sono aggiunti ritagli di tende, magliette, camicie, abiti.

Dal PENSIERO SOSTENIBILE dunque all’AZIONE. AGIRE. Un verbo temibile perché impone un salto a piè pari in uno stile di vita dove prevale l’attenzione per l’ambiente, la sostenibilità, il viver sano, con coscienza. Senza precludere la qualità della Vita, anzi migliorandola.

Siamo sulla strada giusta per passare dal pensiero all’azione. Tanti/e sono già in cammino. In questa rubrica voglio farvi conoscere realtà diverse, spesso relegate alla nicchia di mercato, ma che sono già economia circolare e possono essere utilizzate per il negozio di prossimità, il km 0 per intenderci.

Diamo inizio, da oggi, al pensiero positivo, con un diverso e più accattivante punto di vista. Spero che vi piacerà.