Oltre un secolo di forestieri, di alloggi estivi e di panorami indimenticabili: il primo turismo sulle coste liguri.

Torniamo indietro nel tempo, alla metà dell’Ottocento. Attratti dalle pittoresche vedute liguri, considerate il prolungamento naturale della vicina Costa Azzurra, i viaggiatori europei scelsero l’accoglienza e la fastosità dei grandi alberghi liguri, appena costruiti o rinnovati. La Liguria non era più soltanto Genova – tra le prime tappe del Grand Tour rinascimentale, che portava in Italia i migliori studiosi e intellettuali di tutta Europa. Da Ponente a Levante, l’aspetto che attirava di più i viaggiatori (non ancora pienamente “turisti”) non era più solo culturale, ma diventava naturale. Come testimoniano molti diari di viaggio, erano le caratteristiche ambientali a sedurre l’immaginario europeo.

I padri del turismo in Liguria, così come del “turismo moderno”, furono gli inglesi. Prima ancora che il manifesto facesse il suo trionfale ingresso nella società, la Liguria ebbe altre forme di promozione pubblicitaria. È il caso del Dottor Antonio – romanzo del mazziniano Giovanni Ruffini, scritto in lingua inglese ed esplicitamente rivolti ai britannici – che, attraverso una duplice propaganda, politica e turistica, stimolò l’immaginazione di quegli eleganti giramondo, che identificarono la costa del ponente ligure come “Riviera per antonomasia”.

Poi ci fu un primo boom edilizio: a partire da fine secolo, aumentarono gli stabilimenti balneari, le strutture ricettive e quelle dedicate alle relazioni sociali: i grand hôtel si dotarono di sale di lettura e conversazione (English Libraries), sale da thè (Tea Houses), da gioco (Tennis o Golf Clubs) per rendere piacevole il soggiorno dei loro ospiti. Si crearono dei circoli privati, delle vere e proprie colonie, talvolta escludendo completamente la popolazione locale – furono create banche, uffici, agenzie immobiliari, furono persino fondati dei giornali, tutti esclusivamente gestiti da ricchi imprenditori stranieri, soprattutto inglesi, e rivolti ai tourists.

bagni Savona Liguria

A. Terzi, “Wanda” grande Stabilimento di bagni Savona

Officine Istituto di Arti Grafiche, Bergamo, 1907

Museo civico di Treviso coll. Salce

Il caso sanremese

Lo sviluppo di Sanremo fu sorprendente: gli investimenti sul settore turistico agirono su un’area economicamente arretrata e ancora unicamente dedita all’agricoltura. Gli imprenditori privati (stranieri) crearono strutture alberghiere, impianti sportivi e ricreativi, ville, giardini. Fino alla prima Guerra Mondiale, la sviluppo del sanremese avanzò senza sosta – per intenderci, il numero dei villeggianti era spesso superiore a quello dei residenti.

Chi è stato nella cittadina del Ponente ligure, probabilmente avrà visitato – e se non l’avete fatto, fatelo! – la chiesa del Cristo Salvatore, luogo di culto ortodosso. L’edificazione della chiesa risale al 1913, su idea del senatore V.K. Sabler, procuratore del Santo Sinodo, e per desiderio dell’Imperatrice Madre Maria Feodorovna, vedova di Alessandro III e madre di Nicola II. Ma l’avvento del credo ortodosso a Sanremo si deve alla zarina Maria Aleksandrova, moglie dello zar Alessandro II dei Romanov, che a partire dal 1874 cominciò a soggiornare spesso nella cittadina ligure, prima per motivi di salute, poi per il solo piacere di essere coccolata dal meraviglioso clima della Riviera. Grata per l’ospitalità del luogo, donò al Comune di Sanremo le prime palme che ancora oggi adornano la Passeggiata Imperatrice a lei dedicata.

Il Levante

Anche il Levante fu investito da un aumento del flusso turistico nel primo Novecento. A testimoniarlo, ancora una volta, è la letteratura: nel 1922 Elizabeth Von Armin, scrittrice britannica nata in Australia, pubblicò Un incantevole aprile. Il romanzo, da cui nel 1992 fu tratto l’omonimo film, parla delle vicende di quattro signore londinesi in vacanza nella Riviera del Levante ligure. Il libro si apre con un annuncio, ritrovato da una di loro nel Times, indirizzato agli «estimatori dei glicini e del sole». Le quattro londinesi decidono di affittare un castello medievale sulla costa, a Portofino, dove trascorrono una straordinaria vacanza e dove ritrovano sé stesse; il basso costo dell’affitto sorprende le signore. Con grande maestria l’autrice è in grado di proiettare il lettore direttamente in Riviera, di fargli respirare l’atmosfera floreale e salmastra di una primavera ligure e, magari, di invogliarlo a partire.

portofino Liguria

Leonetto Cappiello, Portofino Kulm

Imprimerie P. Vercasson & C., Paris, 1905

Milano, Raccolta Stampe Bertarelli

Sanremo e Portofino sono solo due esempi dell’incredibile successo turistico delle cose liguri, che però dimostrano – e dobbiamo ammetterlo – quanto i viaggiatori stranieri siano stati fondamentali per lo sviluppo del turismo e dell’economia ligure. Quindi: cari foresti, eravate, siete e sarete sempre i benvenuti in Liguria. Vi aspettiamo!

Bibliografia utile:

Battilani, P., Vacanze di pochi, vacanze di tutti. L’evoluzione del turismo europeo, Bologna, Il Mulino, 2009,

Sborgi, F. (a cura di), Invito al viaggio. L’immagine di promozione turistica in Liguria nel Novecento, cat. mostra Sanremo, Corigraf ed., Genova, 1991.

Zanini, A., Un secolo di turismo in Liguria. Dinamiche, percorsi, attori, Milano, FrancoAngeli, 2012.