Per il primo anno da quando sono nata, ho iniziato la stagione balneare proprio ieri, a quasi un mese dal solstizio d’estate.

Ma la coincidenza è che quello di ieri, per quest’anno almeno, è stato, con molta probabilità, anche l’ultimo giorno di mare, per me.

Non so con quali elementi, né secondo quali criteri, vengano vigilate le misure precauzionali per arginare il contagio del Covid; ciò che so è che la spiaggia è un porto franco, dove tutti, compresi gli addetti ai lavori, si comportano come se gli ultimi quattro mesi fossero solamente un sogno.

Ma ripercorriamo tutta la mezza giornata trascorsa al mare, in una delle spiagge attrezzate della Riviera.

Nessuno degli addetti ai lavori indossa una mascherina. Parlano con la gente, la accompagnano alle postazioni, interagiscono tra loro e con gli altri come se nulla fosse accaduto.

Qualcuno avrà da obiettare che, essendo all’esterno, la necessità di proteggersi e proteggere sia inutile.

Questo sarà pur vero, ma allora lo è anche per quanto concerne le passeggiate per le vie della città.

Quindi hanno ragione quelli che passeggiano tranquilli senza mascherina e che, temerari, sfrecciano fra la gente in quello struscio fisiologico che sono i posti di mare d’estate.

Ma parliamo un po’ di distanze, di quei due metri di distanziamento che dovrebbero regolare il posizionamento di sdraio e lettini.

Perché se è vero che la gente ha paura di morire, è altrettanto vero che l’estate illude dell’immortalità l’essere umano.

Lo illude che quegli scarsi settanta centimetri, poiché sino all’anno scorso erano quindici, siano equivalenti ai due metri indicati.

E lo illude anche che, se cammini e chiacchieri con il bagnino, siccome sei al mare durante la stagione della gioia, allora non ti ammalerai.

E ancora, lo illude che siccome è abbronzato, e ha ripreso un po’ di forma fisica, allora il pericolo è scampato.

Ma il fatto è che la distanza al mare si deve ridimensionare anche in virtù degli affari e del buon esito della stagione. Quindi, quelle indicazioni date come fossero le regole della nonna, dettami bonari impartiti per affetto, alla lunga svaniscono nell’aria.

L’aria che si respira, ovunque ma in spiaggia ancor di più, è che la nonna abbia dato le solite indicazioni tediose, quelle che levano il divertimento e che quindi vanno disattese.

Non solo, che siccome la stagione è breve e bisogna mettere fieno in cascina, quei due metri che sono diventati settanta centimetri possano, qua e là, accorciarsi di altri venti.

Ma è meglio tacere, perché sei sempre quel tipo di persona che non sa stare in compagnia, che non sa comprendere che il nucleo familiare si è allargato agli amici degli amici, ai conoscenti e clienti dei clienti e…mica è colpa nostra se conosciamo tutti!

Sei quel tipo di persona che si lamenta se alla cassa la gente ha ripreso ad arrampicartisi sulla schiena; se per strada ricevi una spallata e se qualcuno pretende di parlarti senza fastidiosi paramenti.

Allora ti domandi cosa sia rimasto da rispettare per cercare di arginare una nuova catastrofe; una catastrofe annunciata, dove la mascherina è diventata un bracciale, e il gel per disinfettare le mani, che era scomparso dai supermercati, ora è più inviso del deodorante.

Ma continuando a dipingere il quadro della spiaggia, in tutto questo andirivieni di gente, non ho visto sanificare un solo lettino; non ho visto nessuno, tra chi saliva dalla scaletta, apriva e chiudeva l’acqua della doccia, maneggiava il tettuccio del proprio lettino o l’ombrellone, disinfettarsi una volta le mani.

Già, perché la spiaggia è zona franca, è un posto dove il Covid non arriverà, perché sa di non essere stato invitato; perché l’estate è la stagione della bellezza e cosa vuoi che siano quegli otto morti di ieri?

E andiamo alla fine di questa triste storia, il conto:

Tutta la solidarietà e fratellanza degli ultimi mesi, mesi di proclami, flashmob, andrà tutto bene, sbatte contro il muro degli interessi. Che chissenefrega se qualcuno il lavoro non ce l’ha più; se il cliente è quello di sempre. In barba a tutto, per non rimetterci, perché la vita è dura -pure per chi, sfruttando il territorio locale, ha messo insieme patrimoni-, sento questa frase di sintesi “oggi va bene così, ma, dalla prossima volta, il costo del lettino te lo dovrò aumentare”!

Buona estate a tutti. Moriremo in autunno, che è una stagione più adatta. D’altronde, è pur vero che “si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”!

Patrizia Ciribè

NB: Specifico che quanto scritto in quest’articolo è frutto della mia singola e personale esperienza. Nonostante il periodo storico sia costellato di personaggi che si ergono a portatori del verbo degli italiani, sono abituata a parlare per me solamente.

Esistono certamente spiagge dove si tengono tutte le misure di sicurezza; dove la gente si comporta in maniera ligia, seguendo tutte le indicazioni sanitarie in materia di Covid. Nonostante ciò che vedo, anche solo affacciandomi dalla strada che costeggia le spiagge, sia un menefreghismo totale -sia per ciò che concerne le distanze, che per i comportamenti tenuti dagli addetti ai lavori-, esiste sicuramente la spiaggia perfetta, dove tutti agiscono nel rispetto e nella consapevolezza della pandemia tutt’ora in atto.