spesa sospesaLa spesa sospesa storie di solidarietà 3.0, chi può da chi non può prende, attraverso la condivisione si diventa una comunità.

Il gesto è antico e nobile ed appartiene alla tradizione partenopea, dove l’abitudine del caffè diventava un’ azione di buon cuore, lasciandone uno pagato a chi non aveva possibilità. Nel momento attuale ci siamo trovati a trasferire questa tradizione dal caffè al cibo. Non avremmo mai pensato che con tanto benessere intorno sarebbe arrivato il momento in cui anche le esigenze più basiche potessero non  essere soddisfatte. Questa pandemia ha scombinato tutti gli equilibri e ci siamo ritrovati nudi di fronte alla realtà. Molti sono infatti coloro che nell’arco di neanche un mese si sono trovati a fare i conti con il loro portafoglio.

“il caffè sospeso” diventa quindi  “la spesa sospesa”  con come oggetto i beni alimentari, perché quando il welfare di Stato viene meno, sono le persone che fanno la differenza con la loro solidarietà. Piccoli negozi di quartiere, che più conosco i residenti,  di loro iniziativa riempono sporte e le mettono sui tavoli all’ingresso, in modo che le famiglie in difficoltà le possano prendere. Grande distribuzione che invita i clienti a comprare qualcosa in più e lasciarlo nel carrello su cui è apposto il cartello “se hai bisogno prendi”. Singole persone che si improvvisano e fanno raccolte di cibo tra amici e parenti da donare ad associazioni benefiche che poi provvedono alla consegna.

Non è il momento del pudore, chi ha bisogno non si deve nascondere e non si deve vergognare a chiedere, perché quello che sta accadendo tocca tutti e nessuno può pensare che non lo riguardi. La solidarietà urbana è un onda che si propaga, passa attraverso i social arriva per le strade, i quartieri e diventa aiuto reale e noi tutti possiamo, anzi siamo chiamati a fare la nostra parte.

Brunella Delfino