Invino veritas

Invino veritas. Puntata V .

Il mercoledì successivo ci ritroviamo come al solito. Arriviamo alla chetichella.

Primo Giuse, poi uno dietro l’altro io ed Ennio.

Col solito ritardo Mario.

Non capisco perchè, pensionato come tutti noi, debba sempre arrivare in ritardo.

Meglio lo so perchè lo conosco da anni, Mario prima di uscire sta delle ore davanti allo specchio perché ha un vezzo: dal momento che ha sempre avuto sin da giovane pochi capelli, ci tiene a coprire gli eventuali buchi e lo fa poco prima di uscire da casa, di nascosto anche dalla moglie, che poveretta, pazienta. Quanta pazienza ha sempre avuto Anna (che noi abbiammo sempre chiamato James Bond, l’agente zero zero tette)!

Anna ragazza piena di verve si è “messa con lui” quando erano al Liceo e gli è stata sempre fedele, almeno credo. Erano compagni di scuola e hanno cominciato a flirtare (dicono quelli che parlano bene) dall’anno della maturità: lo so perchè sono coetaneo di Mario e io ho fatto la Maturità classica con poca gloria (sono stato rimandato in scienze e matematica, già perchè nel 66 rimandavano ancora). Loro due invece promossi Anna con una media altissima quasi 8, lui con la media del 7. Io avevo combinato un disastro all’esame orale di materie scietifiche. Vo rrei per la storia che si sapesse che nel 66 l’esame consisteva in quattro scritti, e deue orali che avvenivano a una settimana di distanza. Gli orali di materie scietifiche e gli orali di umnaistiche. Meno religione ti interrogavano su tutto, anche Educazione Fisica e Storia dell’Arte. Me lo ricordo, il commissario di scienze era la mamma di un mio amico e mi conosceva: veniva da Genova. Io mi ero autoraccomandato (mio padre è morto ignaro del fatto; se lo avesse saputo mi avrebbe disederato) e anche suo figlio che era mio amico appunto le aveva detto che noi di scienze non sapevamo nulla, perchè il nostro professore, non si sa se per ignoranza o per fannullaggine, non faceva nulla a scuola.

La signora professoressa che sapeva la nostra storia fu indulgente con tutti, anche con me, anzi soprattutto con me. Mi chiese di parlarle della fotosintesi clorofilliana.

Quando mi fece la domanda, una paralisi cerebrale si impossessò della mia mente.

“Che cazzo è la fotosintesi e poi la clorofilla!”

A quei tempi usavano le solette alla clorofilla per battere l’odore dei piedi. Pensai a quello, ma mi dissi che era impossibile che si parlasse di piedi perchè non erano nel programma. I minuti passavano e io zitto.

Lei, in maniera dolce mi ricordò che la fotosintesi erano un fenomeno delle piante. Io intuii che non fossero le piante dei piedi. Tagliò poi corto e mi disse: “Ma l’anidride carbonica la emettono le radici o le foglie?”. Mi illuminai “Questa la so!” – pensai tutto contento e risposi con voce stentorea: “Le radici!”

“Perchè?” chiese lei che non capii se era delusa o contenta della risposta.

“Perchè sennò l’acqua minerale non potrebbe essere gassata!”

Mi guardò e si limitò a dirmi: “Grazie, passi pure ad un’altra materia!”

Seppi poi alla fine del colloquio di materie scientifiche che avevo detto una cazzata. Me lo dissero i miei compagni di classe. Io sino a quel momento ero convinto di aver data una risposta intelligente.

Questo pensavo mentre Mario, tutto allegro, stava raggiungendoci al tavolo e garrulo ci disse un ciao stentoreo a cui noi tutti rispondemmo ciao.

Solo Giuse soprappensiero aggiunse: “Come sta zero zero tette?”

Calò un silenzio glaciale, Mario guatò Giuse e si rivolse al bancone:

“Un cabernet Jimmy, grazie”

Non parlò per tutto il tempo dell’aperitivo, neanche Giuse profferì verbo.

Solo io ed Ennio parlammo del più e del meno, di calcio e di cinema, solo quando Ennio nominò per un minuto la chirurgia estetica Mario si alzò e se ne andò.

“Come mai se ne va?” -chiese Giuse.

“E te lo chiedi?” gli risposi io.

Invino veritas di Felice Rossello, tratto da Un Mercoledì da beono.