Il lutto attraverso i vestiti

Il lutto attraverso i vestiti è un modo per riflettere su come i vestiti siano spesso <punti di riferimento per ricostruire storie che sembravano sparite dalla testa. Il soffermarsi su un tessuto, su un taglio particolare permette di costruire un filo di collegamento tra i ricordi di momenti di vita passata e il proprio vissuto personale. Amici, familiari che sembravano scomparsi, riappaiono con la valenza emotiva che ha nutrito o reso affamati di affetto.>

In questo terzo episodio sugli stati d’animo attraverso i vestiti affronteremo la parte di sofferenza, di dolore e di malessere emotivo che si riversa nella testa delle persone quando entrano in contatto con determinate scelte di vita o azioni di vita quotidiana costellate anche dai vestiti.

I vestiti sono parte di noi, non si tratta di seguire le mode del momento, ma di occuparsi di sé e degli altri vicino a noi. I genitori dovrebbero insegnare ai figli ad avere cura di loro stessi anche attraverso l’abbigliamento.

Salta di più all’occhio la trascuratezza, che non un vestito adeguato, questo ultimo viene dato per scontato. Ma abbiamo bisogno che ci insegnino a prenderci cura del nostro corpo attraverso le stoffe che andranno poi a ricoprirlo, se i genitori non si sono presi cura del nostro corpo di bambini rischiamo da grandi di non saper scegliere come vestirci, o di buttarci via attraverso un abbigliamento non consono alle situazioni che andremo a vivere, oppure ad essere trasandati come segnale che nessuno ci ha fatti sentire veramente amati e desiderati, che praticamente non contavamo niente neanche per i nostri genitori.

Esistono degli elementi base su cui la nostra mente va a posarsi ogni volta che crea una sua storia affettiva, le storie sono composte da spezzoni che si rincorrono e congiungono tra di loro a formare una catena.

Il vestito può essere considerato come una sorta di anello che congiunge con sé stessi, con la percezione delle varie parti del corpo; e congiunge con l’altra persona al d là di noi stessi.

Tra le persone esiste un collegamento che passa attraverso gli oggetti materiali, il vestito che incontra il corpo delle persone fa scattare quel tipo di connessione più o meno consapevole.

Spesso ci vestiamo per entrare in relazione con gli altri, la mano di lui che si posa ad esempio sulla manica della camicia di lei, è un gesto così abituale che però crea un contatto non solo attraverso il tessuto della camicia, ma crea un contatto tra due persone e fa passare l’emozione della gioia al primo incontro che elettrizza o il gesto consolatorio di chi vuole trasmettere la sua vicinanza od il suo affetto per chi sta male.

La gonna indossata alla prima cena conserva ancora in sé le emozioni della serata, i bermuda serbano il rancore del momento in cui gli occhi hanno visto odio nel gesto di chi ha colpito a tradimento.

<Altro punto degno di nota nel libro, riguarda la relazione tra figli oramai adulti e genitori defunti.

“E’ compito mio, spetta proprio a me coprire i cadaveri dei miei genitori, sono dove devo stare, silenziosa e sola.

Armadi come tombe” (p.21)

Scegliere quell’ultimo vestito per un genitore mette di fronte alla chiusura di una relazione fisica ma non di certo mentale, quanti adulti si ritrovano a dover fare i conti con la fine della relazione, la gestione del carico emotivo del passato ed il vuoto iniziale del futuro, che prevederà un cambiamento graduale di abitudini.>

Quanti riflessioni si attivano nelle teste dei figli: si inizia dallo stimolo del vestito e si arriva a riflettere con la propria relazione con il genitore in questione; sulle aspettative, sul grado di riconoscimento di stima e di affetto, sulle emozioni che si attiveranno nel pensare ad un bagaglio rivolto al futuro

Partono le domande a raffica: sarò stato un bravo figlio? Ho fatto in modo che non soffrisse per i miei momenti di assenza? Avrà sentito tutta la mia riconoscenza?

L’ho fatto vergognare di me?

Quanto vorrei vedere addosso a mia mamma quel vestito con cui mi accompagnava a scuola, di cui ricordo l’odore ancora oggi? Oppure quanto vorrei vedere ogni mattina dentro il mio armadio quel vestito con cui mi accoglieva in casa sua quando la andavo a trovare.

Distruggere i vestiti dei genitori per rimuovere le sensazioni negative rimaste dentro la testa dei figli; come in un rituale per avere finalmente un po’ di quiete mai sperimentata?

Diversamente l’abito sembra conservare l’abbraccio ricevuto quando si era in difficoltà, il sostegno quando ci sentimmo completamente smarriti.

Può essere un doloroso lutto la sensazione di morte sperimentata anche dalle donne vittime di violenza sessuale che vedono i loro vestiti strappati con forza e prepotenza. Violate nella loro intimità: lo squarcio del vestito diviene il taglio della loro persona.

Vi invito a non sottovalutare i messaggi veicolati dai vestiti, forniscono la possibilità di riflessione su sé stessi; se non riuscirete a decifrali tutti, fatevi aiutare ad interpretarli.

Buona lettura!

Giovanna Ferro