Gli stati d’animo attraverso i vestiti – parte seconda

Prosegue l’articolo sugli stati d’animo che i vestiti attivano in noi, o meglio su come andiamo a vestire o mascherare le nostre emozioni attraverso i vestiti.

Già riuscire ad abbinare alle nostre emozioni dei capi di abbigliamento permetterebbe di iniziare a fare un po’ di chiarezza interiormente. Cercare di capire ogni volta che magari siamo tristi od arrabbiati che capo indossiamo. Talvolta ci mascheriamo con i vestiti; anche senza rendercene conto; ma all’esterno questa modalità appare e oltre a stare male dentro, non ci si fa conoscere con serenità.

<Facendomi ancora guidare dalle parole dell’autrice mi viene da soffermarmi a pagina cinque in cui scrive:

“Mi succede spesso di sognare vecchi vestiti, di andare e venire in quelle storie un po’ incoerenti con abiti che credevo dimenticati” (p.5)>

Lo stimolo visivo di una semplice maglia, di una gonna, di una sciarpa ha l’effetto potente di attivare ricordi di situazioni che credevamo perduti. Basta poco per ripescare eventi del nostro passato, oppure siamo stati così bravi da abbinare ad un capo di abbigliamento un pezzo della nostra vita. Dobbiamo stare attenti ad usare al meglio la nostra testa, per non imprigionarci in atteggiamenti mentali faticosi.

<Abbiamo più tempo a disposizione, è possibile anche aprire gli armadi e passare in rassegna alcuni vestiti (anche in virtù del cambio di stagione) e lasciarsi andare ai collegamenti mentali con i nostri momenti di vita vissuta.> Può essere un gioco utile per entrare n contatto con il nostro passato, per eliminare pezzi che ci creano peso emotivo non molto utile, e perché no occasione per fare spazio dentro gli armadi.

Nello spazio libero dell’armadio potremo andare a riporre pezzi nuovi della vita quando li incroceremo.

Sarà piacevole anche pensare a quali capi si potranno indossare, provando a creare una immagine diversa di sé, più consapevole di pregi e difetti. Osare di scegliere un particolare che sia espressione di creatività o di voglia di mettersi diversamente in gioco.

Come hanno influito i modelli della propria famiglia di origine su come ci vestiamo oggi?

Come la figura della mamma ha influenzato il pensiero che ci si debba vestire in un certo modo? Lo ha fatto con tranquillità o ci ha costretto a seguire determinate sue regole?

Quanto il tema del giudizio degli altri ci ha condizionato nelle nostre scelte? Ci sentiamo liberi di scegliere un vestito perché ci piace o perché dobbiamo piacere o perché così la mamma avrebbe voluto vederci vestite?

Come la figura del papà ha influenzato il pensiero che ci si debba vestire in un certo modo?

Il papà era d’accordo con la mamma? Faceva finta di niente? Parlava apertamente dei suoi gusti e ci lasciava libere di scegliere quello che preferivamo? Quanti no sono stati imposti sull’uscire di casa solo se si indossavano determinati capi di abbigliamento?

Quale grado di libertà nel frequentare amici che si vestivano in un certo modo? Avete sentito che venivano giudicati dal modo in cui si presentavano?

Come oggi siete voi giudicanti verso voi stessi e quanto giudicate gli altri dal modo in cui si vestono?

Fermandosi a riflettere su queste domande, già si può sperimentare il grado di condizionamento che si è subito o meno nella propria vita, semplicemente attraverso i vestiti. Se vi discostate dal vestito sarete in grado di vedere oltre, di conoscervi meglio, di fare spazio e pulizia dentro di voi. Quando il grado di confusione sarà troppo elevato avrete la possibilità di rivolgervi anche ad uno psicoterapeuta, senza vergognarvene!

Buona lettura!

Giovanna Ferro