facile dire centri estivi ma a quali condizioni

Facile a dire centri estivi ma a quali condizioni? Nell’ultima settimana si sono dette molte cose in TV riguardo l’apertura dei centri estivi 2020 perché sono finalmente uscite le linee guida per attivare i servizi all’infanzia dai 3 ai 17 anni. Come volevasi dimostrare, la coordinazione dei centri estivi sarà a dir poco IMPOSSIBILE. Questo, non tanto per la realizzazione di una triage in accoglienza o per i rapporti numerici bimbi- educatori, la cosa che più lascia perplessi è il distanziamento FISICO pari a 1 METRO da dover far rispettare a tutti, bimbi ed educatori. Come è possibile far giocare o far stare i bimbi tra loro in un contenitore senza potersi toccare?

Confrontandomi con diversi centri per bambini, Ludoteche e Parchi gioco, di Savona e realtà presenti in tutta la Regione Liguria emergono dei seri e raccapriccianti quesiti.

Barbara La Mattia responsabile del centro ludico Bim Bum Bam di Genova, esplicita questo pensiero così: <<Nonostante le affermazioni lette e ascoltate da media proclamate dai nostri rappresentanti del Governo purtroppo le linee guida per le riaperture delle attività dei bambini sono molto complesse poco chiare e non complete. Le procedure di apertura non chiedono solo sanificazione termo-scanner disinfettanti per i locali percorsi limitati all’interno dei locali distanziamento mascherine ecc., ma altre formalità molto impegnative e come già detto ancora non definitive. Tutti noi addetti ai lavori stiamo ogni giorno cercando di capire come affrontare questa situazione ogni giorno ci colleghiamo in video conferenze mail e telefonate a vari esperti da dover poi consultare per poter ricominciare. Mi sembra doveroso esplicitare queste perplessità perché sono in molti a chiederci quando riapriremo. Il nostro è un servizio per le famiglie lo sappiamo ed è nostro dovere comunicarvi che ce la stiamo mettendo tutta ma la responsabilità che ci viene scaricata dagli enti è veramente troppa. >>

Patrizia Restuccia responsabile del centro di aggregazione “ESSIAMONOI” di Savona, afferma  << Uno dei tanti compiti dell’educatore è proprio quello di accogliere il bimbo ed accompagnarlo nel gioco dandogli gli strumenti necessari affinché possa creare attorno a sé una rete di relazioni: fondamentale così diventa la condivisione sia degli spazi, dei giochi e della figura di riferimento, ovvero l’operatore. Ma come è possibile realizzare tutto ciò, se tra i bimbi oltre la mascherina, alla misurazione della temperatura, alla santificazione degli abiti, sarà obbligatorio mantenere il distanziamento di un metro? E quando un bimbo avrà bisogno di essere coccolato o preso per mano e rassicurato, quando chiederà di giocare con l’amichetto, con che coraggio risponderemo “non si può”?>>

Come responsabile del Centro Maya vi posso dire che il virus non va sottovalutato, né dimenticato, ma allo stesso tempo non deve perdersi l’EMPATIA che caratterizza il nostro mestiere. Mettendosi nei panni dei bambini c’è un sincero senso di sconforto e di preoccupazione su come potranno vivere questi centri estivi, senza mare, senza abbracci, senza condivisione. Non sono scelte facili da prendere, ad oggi. L’unica strategia che molti sentono di portare avanti è quella di aspettare cosa succederà in termini di contagi da qui ai primi di giugno, quando capiremo che genere di effetti ha prodotto la riapertura dopo lo stato di quarantena. Se i contagi saranno diminuiti, ci sarà da ben sperare e in quel caso pensare di andare avanti con i progetti estivi in tempi record. Se invece i contagi dovessero essere in aumento, credo che molte realtà come il Centro Maya faranno un passo indietro e non si assumeranno la responsabilità per l’organizzazione dei centri estivi. La cosa che spaventa ancora di più in questa seconda ipotesi è che non ci sia un conclamato modo di sentire questa problematica da parte delle istituzioni e possa ricadere su ingenti oneri a livello economico.

Facile a dire centri estivi ma a quali condizioni?  di Francesca Bruzzo