centri estiviLo stop didattico, che caratterizza questo periodo, sta gettando parecchie riflessioni sul mondo dei bambini, su ciò che si potrà o meno tornare a fare da qui a giugno. E per l’estate? Quali scenari dovremo immaginare? Reduci da una nuova esperienza (la scuola a distanza condivisa da genitori e insegnanti) spesso si sottovaluta il ruolo che avevano ludoteche, spazi ludici e parchi gioco. I gestori, in particolare, reggono a stento tutte le decisioni prese finora. Si tratta di imprenditori che hanno investito capacità e denaro per il tempo libero dei bimbi, “i buchi” da scuola e lo sport, per favorire lo svolgimento di feste di compleanno, momenti di aggregazione e socializzazione anche nel periodo estivo. Non si parla dunque di scuole, non si parla neanche di palestre, ma di ludoteche e spazi gioco. Luoghi e imprese ora lasciati vuoti, senza un minimo di chiarezza. In questa categoria non ci si può definire maestri, neanche artisti legati puramente allo spettacolo viaggiante (poiché possessori di attrezzature quali giochi gonfiabili o playgroud). Chi investe in questo settore deve scontrasi spesso con notevoli aspetti normativi per garantire la massima sicurezza e qualità ai piccoli ospiti e alle loro famiglie, con grandi crisi d’identità su ciò che realmente rappresenta e che ruolo sociale abbia per lo Stato. Di questa categoria si parla poco, pochissimo. Realtà che nell’ultimo decennio, per loro natura, hanno rappresentato dei salvagente per le famiglie, soprattutto nel periodo estivo, quando l’assistenza della scuola e degli asili viene meno e chi deve lavorare, spesso, deve optare per un servizio di centro estivo o una baby sitter.

Le disposizioni che arrivano oggi sono poco chiare su cosa potremo fare per l’estate con i bambini. Il pensiero è costante per molte mamme e papà.

“Se torno a lavorare, come faccio?”, “Se le scuole rimangono chiuse, si possono fare i centri estivi?”, sono solo alcune delle domande che giustamente si stanno sollevando e a cui non siamo in grado di dare risposta.

Partiamo con l’analisi del primo “se” (“Se torno a lavorare, come faccio?”). Il lavoro ripartirà lentamente, molte mamme e papà sono in crisi con il recupero della cassa integrazione o in pieno sviluppo dello smart-working, dove non è necessario uscire di casa. In pratica, minori possibilità economiche e maggiore tempo da passare in famiglia. Analizziamo questo dato come uno degli aspetti più importanti della trasformazione sociale post Covid. Le famiglie avranno più tempo per stare con i propri figli e meno bisogno di persone che li intrattengano. La diminuzione dei servizi al’infanzia, post Covid, sarà un dato significativo da sopportare per i rappresentanti di ludoteche e parchi gioco. “Se le scuole rimangono chiuse, si possono fare i centri estivi?”. I centri estivi potrebbero essere ospitati in luoghi privati, come ludoteche o spazi all’aperto condivisi, messe a norma tutte le direttive sui protocolli di sicurezza. In primis, la sanificazione. Se un privato volesse aprire, potrebbe munirsi di macchina igienizzante che nebulizza aria in entrata e uscita del locale, prevedere di misurare la febbre a tutti i bimbi in entrata e uscita della struttura, coordinare con il personale l’utilizzo dei dispositivi di sicurezza. Insomma un’estate che preveda, invece che t-shirt e cappellino, un kit composto di mascherina, guanti di lattice e calzari per ogni bambino e operatore. Sempre in questo scenario possibile, ci sarebbe la riduzione numerica dei bimbi per gruppi e l’aumento del personale. Ciò vorrebbe dire un aumento dei costi. Questa quota ricadrebbe nelle tasche dei genitori, sempre più liberi e con meno disponibilità economiche. A livello solo ideologico, se lo scenario fosse quello, un gestore di ludoteche e parchi gioco si potrebbe fermare qui con la sua analisi e capire che ha ben poche speranze di riaprire la propria attività senza far crescere ulteriormente i debiti. Quello che ad oggi non siamo riusciti a capire è come il mondo dei bimbi possa trasformarsi. Come in tanti altri campi della vita, quest’esperienza ha messo in evidenza nuove dinamiche sociali con cui dovremo presto confrontarciViviana Carrero, portavoce regionale della categoria ligure del gruppo “Ludoteche e Spazio Gioco Italia”, è un’imprenditrice genovese con diverse realtà importanti nel settore. Grazie a lei ed altri imprenditori lombardi è nata l’esigenza di sollevare e condividere con gli esperti del settore i dubbi e le perplessità che questa epidemia lascia con sé . Non è tanto il dover fronteggiare le sfide, come afferma Viviana Carrero, ma avere un ruolo chiaro, una ricerca d’identità agli occhi dallo Stato, visto che per ora nessun decreto cita, neppure una volta, attività come ludoteche e parchi gioco. Aprire e gestire una ludoteca e uno spazio gioco richiede spese e impegni molteplici. La personalizzazione dei servizi per l’infanzia e l’organizzazione di eventi (per privati o enti pubblici) sono solo un ricordo e qualcuno dovrà iniziare a indicare come riconvertire questi ruoli, che rischiano lentamente di sparire in un contesto economico e sociale già in grave crisi a livello mondiale.