Uzbekistan

Preparazione del viaggio

Ci sono viaggi improvvisati, altri ben studiati a tavolino, viaggi solo per vedere qualcuno o qualcosa: un amore, un concerto, una mostra, viaggi di puro divertimento o relax, per una festa o un carnevale, poi ci sono viaggi di carta quelli che si fanno sui libri e in qualche modo ti aprono una strada sognata da tanto tempo.

Tempo fa, trovai su ebay un libro abbastanza raro ai giorni nostri, “Moravia un mese in Urss”.Una guida preziosa per iniziare ad assaporare quello che sarà.Il libro, anche se può apparire datato, 1958, ci mostra un Moravia non solo nella veste di uno dei più grandi scrittori italiani del’ 900 ma altri aspetti di un Alberto Moravia viaggiatore, giornalista capace di scrivere pagine di viaggio indimenticabili e sottovalutate, sia a scuola, sia da un’ Italia ingrata che dimentica la sua cultura.

Moravia ha infatti viaggiato in tantissimi luoghi, Gran Bretagna, Messico e Stati Uniti, Cina, Grecia, Brasile, Iran, Giappone, India ( con Pasolini ) e tantissime volte nell’Africa sahariana.

Rileggo avidamente le pagine dedicate a Tashkent e Samarcanda ” Il nome stesso di Asia centrale evocava nella mia mente l’immagine di una ragione semidesertica, con città sonnolente fabbricate di fango secco, sole a picco, diroccate moschee ornate di maioliche azzurre , polvere, asini e mendicanti”.

Invece Tashkent gli apparirà molto diversa, sebbene sia un grande agglomerato urbano da 1 milione di abitanti ovvero come una città letteralmente sepolta nel verde e nella vegetazione ” Viali alberati, freschi e ombrosi, simili a gallerie scavate nel fogliame, piazze che parevano boschi, parchi fronzuti e giardini fioriti ovunque “, e qui so di cosa sta parlando è la stessa impressione che mi ha fatto Almaty, l’ ex capitale kazaka, non certo tra le più belle città del mondo ma moderna, tranquilla, verde, sonnolenta come possono essere solo certi posti asiatici, ma con un mix russo slavo che fonde Europa ed Asia in maniera per me inedita e piena di sorprese con un coacervo di origini , tradizioni e lingue diverse.

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Ma viaggiare in Uzbekistan è fare chilometri e chilometri nell’immensa pianura che non finisce mai, nella steppa arida e piatta che va dal mar Caspio alla Cina, è sentirsi davvero lontanissimi da Mosca e dall’Europa stessa, questa è la sensazione di un viaggio orizzontale.

Continuo a leggere, Samarcanda è posta su un altipiano a 700 metri, all’inizio del quale ci sono due monti uguali che lasciano come un pertugio che ricorda una porta, per questo fu detta la porta di Tamerlano, passaggio obbligato che ripercorreremo per entrare ed uscire anche noi dalla città.

Tamerlano non stava mai fermo andava e veniva da quella porta preparando guerre alla conquista di tutto quello che si immaginava esserci dal medio oriente, alla Persia, al Caucaso fino all’India, alla ricerca di nuovi pascoli, vagabondando in totale assenza di confini naturali, senza mari, monti, fiumi attaccando i nemici come orde nomadi barbariche di cavallette.

” Passai per la porta di Tamerlano verso sera : il cielo era già pervaso dalla luce verde, limpida e funebre che precede la notte, i due monti a guardia del varco erano neri come l’ inchiostro di cina, il fiume scorreva tra i due monti come acque specchianti, color dell’ acciaio , qua e là ancora arrossate dalla luce del tramonto, si ha un bel volersi sottrarsi alla suggestione dei nomi… “

Note al ritorno dal viaggio in Uzbekistan

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“ Vado a letto depresso alla semplice idea che, essendo venuto a vedere Samarcanda, non avrò ora innanzi più modo di sognarla “

Tiziano Terzani – Buona notte signor Lenin

A volte anche a me capita come a Terzani, le città sognate o immaginate, quelle città di cui si è sempre sentito parlare, meglio se lontane ed esotiche, quelle di cui si hanno in testa poche immagini catalizzatrici o si cerca di non inquinare con troppe informazioni prima della partenza, a volte deludono.

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Sappiamo benissimo che spesso ciò che si sogna o immagina abbia una realtà ed una potenza spesso maggiore della realtà stessa ma  il tempo cambia e modifica le cose, la storia, la guerra, i terremoti, i governi, Terzani da grande viaggiatore qual’era centra ancora una volta il punto.

Samarcanda come tante altre città che rientrano in questa casistica, sebbene per carità vada vista e analizzata, non ha più il soffio di vita di una volta, è un po’ come una conchiglia vuota, i suoi monumenti sono stati ricostruiti spesso ad uso e consumo dei turisti, il magico Registan e tutte le altre vantate bellezze sono come isole in una città prima sovietica ora uzbeka, moderna e anonima.

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Le madrase, scuole coraniche, sono vuote o trasformate in negozi per turisti che vendono sempre le stesse cose, il bazar che stava nel polveroso piazzale del Registan o davanti la moschea Bibi Khanun inesistente e anestetizzato ad uso turistico, la concitazione dei mercati asiatici e delle mille meraviglie in vendita un ricordo del passato, ma si trovano altrove, fuori da rotte turistiche, le cupole e le facciate ricostruite sono troppo lucide, nuove, perfette per destare emozione o stupore, del vecchio splendore di Samarcanda non restano che ombre e fantasmi o qualche sbiadita fotografia.

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Questa è la vita, le città pagano pegno al tempo, andate però lo stesso a vedere l’ Uzbekistan e smessa di sognare Samarcanda ci saranno centinaia di città da sognare ancora e da raccontare.