Le due facce di Matala, Creta, Bouzouki e chitarre
Un vecchio numero di Rolling stone conteneva un’ intervista, datata 1971, a Joni Mitchell, leggendolo si può avere un’ idea di com’era in quegli anni la selvaggia baia di Matala ( Creta ).
Due speroni di roccia racchiudevano pochi edifici e capanne di pescatori, due ristoranti / caffè e tre rivendite di alimentari, di cui una sola quella più attiva si era dotata di un frigorifero.
Una comunità internazionale aveva preso possesso e in parte ampliato le caverne e le grotte di era minoica, usate poi anche dai romani.
Questi beatnik canadesi, americani, tedeschi, termine preferibile a hippies, vivevano fin dagli anni 50 in queste grotte, praticavano il nudismo e avevano al collo collane di denti umani e pochi altri oggetti, ci si nutriva di bacon, torte di mele, yogurt e raki.
Una “società” particolare, almeno all’inizio. tollerata dai greci, fino a quando venne sgomberata dalla polizia, a breve sarebbero giunti gli anni duri dei Colonnelli e della dittatura.
Stiamo parlando degli anni 68/69 tra Woodstock e l’Isola di Wight, un mondo che sembra lontano e fossilizzato nel tempo.
Carey, il protagonista della canzone omonima del bellissimo album Blue, era un amico della Mitchell, dai capelli rossi fiammeggianti, viveva spacciandosi per cuoco a Matala, era un po’ pazzo, come tutti, ma si meriterà una canzone che lo farà entrare nella storia.
Ma nelle notti stellate di Matala, con il vento che veniva dall’Africa, sempre per citare la cantautrice, che rimase vario tempo a Matala, si suonava anche rock’n’ roll e non poteva essere altrimenti, si dice che John Lennon e Bob Dylan siano stati anch’essi a Matala, cosa non improbabile ma che sa di leggenda.
La vera fama di Matala o la sua rovina, sempre se vogliamo vederla da un ottica non consumistica, furono i media e la copertina dell’ importante rivista americana Life nel 1968 che fece accorrere in massa giovani sull’isola.
Ultimamente è nato un Festival musicale e teatrale che ha visto alcuni dei vecchi hippies e nuovi adepti ritornare per concerti e revival in quello che era un luogo sacro e dovere di ogni buon figlio dei fiori visitare.
Anni diversi, senza Aids, eroina, spread e forse ancora qualche speranza.
Poche settimane fa ho fatto un salto anch’io a Matala visitato le celebri grotte e fatto il bagno nella baia, il paesino sebbene frequentato non è stato devastato dal turismo di massa.
Parecchi turisti tedeschi, spagnoli e russi, della vecchia Matala e dello spirito dei sixties non è rimasto nemmeno l’ ombra, decine e decine di alberghetti, ristoranti, locali, negozi, souvenir, market, ma il tutto ha conservato un atmosfera ancora vivibile ed umanizzata.
Un furgoncino Volkwswagen coloratissimo e la famosa scritta “Welcome to Matala George. Today is life. Tomorrow never comes”, ricordano i tempi che furono.
Nella piazzetta di Matala si può sentire musica greca nelle taverne, al suono del bouzouki, il mandolino allungato, gustando una metaxa ( il super alcolico cognac greco ) o un souvlaki o un gyros pita, per poi trasferirsi nell’ultimo locale della baia.
La splendida barista in dread mesce birre e cocktail, una band locale passa dai Cream ai Rolling Stones, per fortuna il ruvido rock’n’roll risuona ancora sotto la luna di Matala e la notte è ancora una cupola stellata, suonala ancora “Nikolaos”, ecco ora Sweet Home Alabama dei Lynyrd Skynyrd.
( Matala – Creta – 2012 )
Bell’articolo. Sono stata a Creta un paio di anni fa ma non ho visitato Matala, purtroppo. Ma ci tornerò di certo e rimedierò senz’altro.
Ho visitato, però, l’isola di Chrissi che, ancora oggi, ospita un gruppo di Hippie. Rimangono lì per quasi tutto l’anno e vendono le loro creazioni per tirare avanti. Il posto è meraviglioso, sembra quasi un’isola tropicale.
Grazie Patrizia !.Creta merita una visita approfondita, purtroppo anch’io non ho potuto vedere tutto e ho dovuto saltare Chrissi Island di cui mi han parlato tutti un gran bene, ma è in agenda prima o poi tornerò dopo questa tua ennesima conferma