“Qual è la strada giusta per vie dopo le scuole superiori?“.

Domanda che si pongono tutti giovani, nessuno escluso, dai quattordici ai quindici anni. Corsi di orientamento, consigli di professori e di parenti aiutano nella decisione sulle facoltà da frequentare; tuttavia i teenagers savonesi sanno che, qualunque sia la loro scelta, dovranno, una volta terminati gli studi universitari, lasciare la cittadina ligure, alla ricerca di un posto di lavoro all’altezza delle loro aspettative. Diciamocelo: non possiamo lamentare l’assenza di un campus universitario nella nostra città, perché quello situato in via Magliotto sta diventando sempre più competente e qualitativamente apprezzabile, anche se sono ancora poche le facoltà disponibili. Certo, molto diplomati savonesi decidono, forse un po’ per “moda”, di frequentare università fuori dalla Liguria; tra le mete più ambite: Roma, Milano e Torino. Altrettanti studenti scelgono, invece, di continuare a vivere a Savona e di frequentare l’ateneo genovese o il campus prima citato. Ecco, definire questi ultimi proprio come dei “cunctatores“, cioè temporeggiatori che,  al posto di ritardare un’azione nella speranza di logorare il nemico (come nel caso di Quinto Fabio Massimo durante le guerre puniche), non fanno altro che rimandare la loro decisione di abbandonare Savona per un’altra sede. La nostra città, come, purtroppo, sappiamo, non vanta fatto un numero di posti di lavoro adeguato alle esigenze del territorio, per laureati ambiziosi, né tantomeno per persone che non hanno contrattato gli studi. Negli ultimi cinque anni molte grandi aziende sono state chiuse, tra cui,  OCV (ex “Sain Gobain”), Tirreno Power (la chiusura della quale lasciato a casa circa 600 persone), Fac e Gavarry, le cui cessazioni sono state definite un “massacro sociale“ e hanno fatto in modo che, proprio quest’anno, Savona si “aggiudicasse“ il titolo di “aria di crisi complessa“. I giovani sono quindi costretti a cercare un’occupazione altrove, e ciò comporta , Innanzitutto, un non indifferente sacrificio economico, ma anche il distacco degli affetti familiari ed amicali. La “fuga di giovani“ dalla città ha anche una ricaduta sulla popolazione: Savona è tra le città con l’età media più alta in Europa. La nostra città ha quindi bisogno di investire sui giovani; il campus è un inizio, ma il percorso è ancora in salita. Politica ed imprenditorialità devono fare in modo che coloro i quali decidono di rimanere  non vengano considerati fautori di un sogno irrealizzabile, come quello di trovare lavoro nella città natale. Quest’utopia deve diventare realtà.